lunedì 8 giugno 2015

7 giugno, nella tundra

Oggi era prevista una tappa lunga fino ad Alta, ma abbiamo deciso di dividerla in due più brevi, così da non appesantirci troppo ed arrivare ad Alta nel pomeriggio di dopodomani. Ci aspettano quindi soli 80km che però si riveleranno i più lenti e i più suggestivi di tutto il nostro viaggio. Il maltempo che ci hanno più volte annunciato e che sta colpendo la parte alta della Norvegia si fa sentire fino a queste zone. Appena partiti ci ritroviamo con un deciso vento proveniente da nord e la nostra strada segue dritta dritta quella direzione. Pedaliamo ad una velocità di 13/14km orari, e paradossalmente gli unici momenti in cui ci si può rilassare sono lungo le salite dove siamo più riparati. Passato un paesino ad una decina di kilometri il paesaggio cambia decisamente. Ci ritroviamo in un altipiano a circa 400mt di altitudine, gli alberi si fanno piccoli e radi, nudi e senza foglie. Ampi spazi ricoperti di piccoli arbusti e distese di acqua si aprono intorno, siamo nella cuore della lapponia, la tundra. Il cielo è grigio e pesante di nuvole, in lontananza si scorgono leggere tende di pioggia che scendono verso terra, e quando ci avviciniamo ci accorgiamo che non è pioggia ma una sottile grandine che punge sulla pelle come fosse fatta di spilli. Fortunatamente sono solo brevi passate, ma col vento contro si sente ancora più forte. Arriviamo in un market caffè dove ci fermiamo a rifocillarci e scaldarci un po'. Dentro vi sono diversi avventori, volti segnati dal freddo e qualche barba con molti anni alle spalle, che ci accolgono con sguardi un po' incuriositi. Qualcuno nell'uscire barcolla un po' a causa di qualche birra di troppo per essere le tre del pomeriggio. Alla cassa vi è un ragazzo di 20/25 anni che sta impacchettando qualcosa con una lentezza incredibile. Tutte le usanze da queste parti hanno una tempistica molto dilatata rispetto alle nostre. Mi chiedo se nei suoi giovani pensieri ci sia l'idea di vivere in un posto meno isolato di questo o se si sia già assuefatto a questa lentezza, aspettando che anche il suo volto venga segnato dalla durezza del clima lappone. Ripartiamo e dopo pochi kilometri troviamo il confine con la Norvegia, proprio nel bel mezzo di un altra passata di pioggia. Mentre facciamo le nostre foto di rito, ai pochi automobilisti che passano forse sembreremo dei vanitosi turisti, ma noi sappiamo che quella foto ce la siamo meritata tutta dopo quasi un mese passato in sella. Ci troviamo in terra norvegese che ci accoglie con un clima difficile, che forse è una delle sue caratteristiche più marcate. Andiamo avanti sempre faticosamente controvento e dopo un po' ci distanziamo rimanendo a pedalare da soli per il resto del tragitto. Rispetto ad altre volte, è stato un momento molto forte. È stato come se fossi con una barca in mezzo al mare, solo che invece di acqua intorno avevo chilometri e chilometri di terra cruda e immobile, dove la natura da sempre regna incontrastata. Una natura selvaggia e aspra, scandita dalle stagioni che qui compiono un ciclo estremo per ogni forma di vita, e nel nostro faticoso arrancare non puoi che sentirti piccolo e insignificante di fronte ad essa. Concludiamo la tappa a Kautokeino trovando alloggio in altro piccolo bungalow e toccando i 4000km percorsi dalla partenza.

1 commento:

Unknown ha detto...

Bel racconto, scrivi bene. Potreste provare a farvi pubblicare un libro guida, che possa servire a chi in futuro si voglia cimentare in una simile impresa. Penso a notizie tecniche su attrezzatura, allenamenti, posti di sosta, tappe, costi ecc. e poi soprattutto vostre considerazioni ed impressione sui luoghi attraversati, casi particolari, incontri con abitanti del luogo. Su Pisa e dintorni ci sono case editrici, magari potreste destinare una parte degli introiti alla ricerca sulla fibrosi cistica, insomma l'avventura continuerebbe. Io credo che avreste successo.