Due anni fa, quattro amici ispirati dal libro "Tre uomini in bicicletta" decidono di affrontare un viaggio col medesimo mezzo da Trieste ad Istanbul. Quest' anno, il 2013, io Marco, insieme a due di loro, Mario e Simone, abbiamo deciso di provare a raggiungere Lisbona, partendo da Ventimiglia e passando da Santiago di Compostela, percorrendo il Cammino di Santiago francese e quello portoghese.
Personalmente ho sempre amato muovermi e viaggiare, soprattutto in moto, ed essendomi ultimamente appassionato di bici ho pensato che viaggiare su due ruote contando solo sulle proprie forze doveva essere molto più coinvolgente e gratificante. In più l'idea di mettermi alla prova in un'esperienza del genere mi girava in mente già da un po', così dopo aver seguito da spettatore, con piacere e un po' d'invidia, quella prima impresa su Istanbul, ho deciso che questa volta ci avrei provato anch'io.
Abbiamo fissato la data di partenza al 12 maggio e nei mesi precedenti ci siamo allenati singolarmente, vivendo noi tre in posti diversi, confrontandoci spesso sulla preparazione tecnica del mezzo e soprattutto dei bagagli che dovevano essere il più possibile essenziali e funzionali, senza però rinunciare alle cose più importanti. Quando finalmente siamo partiti non sapevo esattamente come sarebbe andata nè come il mio corpo e la mia testa avrebbero reagito ad un così lungo periodo di fatica, ma l'entusiasmo era tanto e pensare all'obiettivo finale, seppur ancora lontanissimo, mi ha dato una grande energia.
Abbiamo percorso quasi 2400 km in 20 giorni, prima in direzione Ovest lungo la costa e l'entroterra francese e successivamente, superati i Pirenei, attraverso le montagne e i vasti altipiani del nord della Spagna fino a Santiago de Compostela in Galizia, per poi spingerci infine verso Sud, attraversando quasi tutto il Portogallo tra colline e lungomare fino ad arrivare il 31 maggio a Lisbona. Venti giorni possono sembrare tanti o pochi a secondo di quello che si vive. Per me sono stati intensi e bellissimi. Non sono mancate le difficoltà, la pioggia, il freddo, qualche guaio meccanico e anche qualche malanno, ma abbiamo trovato anche l'ebbrezza della libertà, la bellezza dei paesaggi, il senso di condivisione di ogni scelta in gruppo e non ultima la solidarietà verso i molti pellegrini incontrati lungo il Cammino di Santiago, persone da tutto il mondo che percorrono la tua stessa strada verso lo stesso obiettivo, persone che vedi una volta soltanto o che magari incontri più volte durante il tragitto e con cui si crea inevitabilmente un legame di simpatia e di rispetto. Non c'è un'età di riferimento, non ci sono super atleti, non c'è un kilometraggio minimo nè alcun obbligo religioso, il Cammino è aperto a tutti quelli almeno una volta nella vita vogliono mettersi alla prova, entrando a far parte del flusso costante che ogni giorno, da S.Jean Pied-de-Port muove centinaia di pellegrini in direzione della cattedrale di S.Giacomo.
Viaggiare e spostarsi da un luogo all`altro è da sempre un bisogno innato nell`uomo, e penso che in questa avventura abbiamo vissuto l`essenza di questo concetto, intesa come l`affrontare giorno per giorno il proprio percorso, in qualsiasi condizione, mettendo alla prova il corpo, la testa e lo spirito. In questo senso, questa esperienza è stata una ricarica di energia e di fiducia nelle proprie capacità e mi ha dato la prova che si può raggiungere qualsiasi obiettivo, cercando di superare le difficoltà senza però perdere di vista il come e perchè ci si trovi ad un certo punto del proprio personale cammino.
Marco
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